Contraddittorio in tre mosse. Niente Tari? Il negozio chiude.
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Contraddittorio in tre mosse
Tre mosse sulla scacchiera del contraddittorio preventivo, da parte dell’Agenzia delle entrate. Se è stato attivato un nuovo contraddittorio preventivo, con schema d’atto, la strada da percorrere è la chiusura in adesione. Se non si riesce a chiudere in adesione, si invia una comunicazione dicendo che il nuovo contraddittorio preventivo non si applica e si parte con l’ accertamento entro i termini decadenziali. Se, invece, l’atto è in scadenza, si passa all’accertamento senza contraddittorio. Sono queste, in sintesi, le indicazioni della nuova direttiva, e della nuova puntata, nella saga sulle istruzioni operative agli uffici dell’Agenzia delle entrate sul contraddittorio preventivo, attuativo del dlgs 219/23 (statuto del contribuente).
Niente Tari? Il negozio chiude
È legittima l’ordinanza emanata dal comune che sospende l’attività artigianale svolta da una società per mancato pagamento della Tari. Non è richiesto che la violazione accertata dall’amministrazione comunale sia stata contestata con un atto divenuto definitivo. Il regolamento degli enti locali può prevedere non solo la revoca, ma anche la sospensione delle licenze. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia, terza sezione, con la sentenza 694 del 22 febbraio 2024. Dunque, è legittima l’ordinanza di sospensione di un’attività commerciale o produttiva, giustificata dal mancato pagamento di tributi locali. Era stato, infatti, omesso il pagamento della Tari per importi non modesti. E’ pacifico che il tributo sia dovuto per il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani e, nel caso di specie, è stato individuato il soggetto passivo che aveva la disponibilità dei locali adibiti a opificio.