tributi news del 02 marzo 2023

Autonomia: la definizione di Lep, costi e fabbisogni standard non può perdere altro tempo. Contenzioso pendente, i Comuni possono recepire anche solo alcuni degli istituti previsti. Rifiuti, rincari per i comuni.

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Autonomia: la definizione di Lep, costi e fabbisogni standard non può perdere altro tempo

di Ettore Jorio

in poco più di 120 giorni, una mole di lavoro enorme da perfezionare per il prossimo 30 giugno, cui farà seguito un’altra “fatica d’Ercole”: la predisposizione degli schemi di Dpcm di determinazione complessiva dei Lep, singoli ovvero associati in ambiti omogenei, con l’individuazione valoriale dei rispettivi costi e fabbisogni standard. A fronte di tutto questo, a metà della settimana scorsa, il ministro Calderoli ha fatto pervenire alle Regioni una copiosa circolare (si veda Nt+ Enti locali & edilizia del 25 febbraio) nella quale era insediato un nutrito format da compilare (si veda Nt+ Enti locali & edilizia del 27 febbraio). Meglio, da elaborare. Un adempimento di peso e che comporterà difficoltà redazionali notevoli. Peccato avere perso due mesi, ce ne sarebbe stato davvero bisogno per attendere al massimo risultato possibile.

Contenzioso pendente, i Comuni possono recepire anche solo alcuni degli istituti previsti

di El. & E.

Ifel, la fondazione di Anci, ha pubblicato ieri una nota di lettura sulle modifiche introdotte dalla legge 14/2023 di conversione del dl Milleproroghe, con riferimento sia alla definizione del contenzioso pendente, sia allo stralcio delle cartelle esattoriali di valore fino a mille euro. Si evidenzia che la nuova normativa ha ampliato in maniera importante la varietà delle definizioni agevolate che può essere recepita dai Comuni, con apposite delibere regolamentari da adottarsi entro il termine perentorio del 31 marzo 2023: alla definizione delle liti pendenti – già applicabile da parte dei Comuni in base all’articolo 1, comma 205, legge 197/2022 – si sono aggiunte la conciliazione agevolata, la rinuncia ai ricorsi per Cassazione e l’istituto della regolarizzazione degli omessi versamenti.

Rifiuti, rincari per i comuni

di Francesco Cerisano

L’inflazione e la carenza di impianti stanno rendendo sempre più caro il costo di gestione dei rifiuti. Dal 2020 al 2021, i costi pro capite sono passati da una media di 200 euro a una media di 218 euro con punte di 229 euro nelle regioni del Centro Italia che poi sono quelle dove si registra il minor numero di impianti di gestione dei rifiuti urbani (116, a fronte dei 349 del Nord e dei 192 impianti del Sud). Troppo pochi per assicurare una raccolta efficace e soprattutto economica. Un esiguo numero di impianti costringe infatti i comuni a doversi sobbarcare viaggi spesso lunghi e onerosi per portare i rifiuti in discarica con conseguenti extra costi causati dal rincaro dei carburanti (+56% dal 2020 al 2022 secondo i dati di Utilitalia). Per questo è necessario uno sforzo maggiore nella creazione di nuovi impianti da parte delle regioni anche alla luce dell’arrivo di risorse aggiuntive previste dalle misure interessate dal Pnrr in tema di transizione ambientale.

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