Tributi news del 22 febbraio 2023

Liti pendenti con requisiti doc. Giudice tributario monocratico per le liti fino a 5mila euro. Sentenze con termini variabili. Cartelle, la vecchia definizione liti non vale per la decadenza dalle rate. Beni storici, riserve alle agevolazioni Imu. Paletti alle esenzioni Imu per i costruttori. Canone sulle occupazioni realizzate dalle compagnie telefoniche a un bivio: chi pagherà?

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Liti pendenti con requisiti doc

Se i giudici di merito confermano con sentenza l’avviso di accertamento così come rideterminato in sede di mediazione dall’Agenzia delle entrate non è configurabile la soccombenza, neppure parziale, dell’Agenzia delle entrate. Di conseguenza, difettando tale requisito (cioè la soccombenza dell’ufficio), il contribuente non può richiedere la definizione della lite ora pendente in Cassazione, così come disposta dalla legge n. 130 del 2022. Lo ha chiarito l’Agenzia delle entrate nella risposta a interpello n. 210, pubblicata il 9 febbraio 2023.

Giudice tributario monocratico per le liti fino a 5mila euro

Per i ricorsi notificati dal 1° luglio prossimo la competenza del giudice tributario monocratico viene estesa alle controversie fino a 5mila euro e non più 3mila euro. Al fine, poi, di accelerare le estinzioni dei giudizi in Cassazione, l’agenzia delle Entrate depositerà presso la cancellaria della Corte l’elenco delle controversie per le quali è stata presentata domanda di definizione e non più, come ipotizzato in un primo momento, un’attestazione informatica per via telematica. È quanto emerge dal nuovo articolo 41 del Dl per l’attuazione del Pnrr.

Sentenze con termini variabili

La sentenza tributaria deve essere normalmente notificata al difensore della controparte nel domicilio eletto. Tuttavia, la notifica all’Agenzia delle entrate, agli agenti della riscossione o agli enti locali, anziché al loro difensore, fa decorrere il termine breve di 60 giorni per impugnare la sentenza. L’ente impositore soccombente in giudizio è tenuto a proporre ricorso entro il termine di 60 giorni dalla notifica della sentenza, e non già entro sei mesi dal suo deposito. Dunque, è tardiva l’impugnazione proposta da Agenzia delle entrate – Riscossione oltre il termine breve. Lo ha affermato la Corte di cassazione, con l’ordinanza 2303 del 25 gennaio 2023.

Cartelle, la vecchia definizione liti non vale per la decadenza dalle rate

La cartella di pagamento con l’iscrizione a ruolo delle somme dovute a seguito della decadenza dalla rateizzazione non può beneficiare della definizione agevolata delle liti ex articolo 6 del Dl 119/2018. In questo caso, il mancato pagamento di alcune rate conseguente alla dilazione degli avvisi bonari determina l’iscrizione a ruolo dell’importo dovuto (oltre che degli interessi e sanzioni), senza che la cartella di pagamento possa costituire il primo atto di conoscenza della pretesa tributaria, e senza che ad essa possa attribuirsi la natura sostanziale di atto impositivo. Ad affermarlo è la Cassazione con l’ordinanza 4854/2023 del 16 febbraio.

Beni storici, riserve alle agevolazioni Imu

L e agevolazioni Imu concesse dalla norma ai proprietari degli immobili di interesse storico artistico si riferiscono esclusivamente ai beni immobili “di interesse storico diretto”. Lo ha stabilito la sezione 9 della Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio, nella sentenza n. 4697/2022 del 27 ottobre scorso. La vertenza trae origine da un avviso di accertamento Imu notificato alla contribuente per l’anno d’imposta 2012 dal comune di Roma.

Paletti alle esenzioni Imu per i costruttori

Il riconoscimento dell’esenzione Imu prevista in favore di imprese di costruzioni si impone soltanto laddove siano soddisfatte le specifiche condizioni previste dall’art. 13, comma 9 bis, del dl n. 201/2011, relative a quegli immobili di recente costruzione destinati alla vendita e non concessi in locazione. Sono i canoni ripresi dalla Cgt di II grado del Lazio nella sentenza n. 4306/2022 emessa dalla sezione 14 e depositata lo scorso 4 ottobre.

Canone sulle occupazioni realizzate dalle compagnie telefoniche a un bivio: chi pagherà?

È evidente quindi, in base al quadro normativo attuale, come tutte le compagnie telefoniche dovrebbero versare il Canone per le proprie utenze. Ora la parola passa ai giudici. I magistrati dovranno decidere se a pagare saranno, come si pensa, le diverse compagnie che utilizzano anche in via mediata le reti, o se invece, per effetto della norma di interpretazione autentica, dovrà essere il concessionario a versare per tutti. Di certo non potrà più perpetrarsi la situazione attuale, dove di fatto, a livello nazionale, con circa 20 milioni di utenze attive, viene incassato solo il 42 per cento del gettito totale atteso.

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