Tributi news del 03 novembre 2022

Il fisco batte cassa per centrare l’obiettivo del Pnrr: entro il 31 dicembre deve recuperare 2,4 miliardi di euro di gettito dalle lettere di compliance. Nel processo tributario doppio ruolo per il Mef. Secondo la Corte di cassazione la rottamazione bis dei debiti tributari non evita il fallimento delle società: titoli in pancia difficili da liquidare.

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Il fisco batte cassa per centrare l’obiettivo del Pnrr: entro il 31 dicembre deve recuperare 2,4 miliardi di euro di gettito dalle lettere di compliance

Entro il 31 dicembre l’Agenzia delle entrate deve recuperare 2,4 mld di gettito dalle lettere di compliance, dall’invio massimo di oltre 2, 5mln di avvisi. Setacciare, poi, circa 132 mila comunicazioni per scovare i falsi positivi, le comunicazioni errate che al 30 settembre 2022, ultima rilevazione sull’attuazione del Pnrr, trasmessa al Parlamento ammontava a quota 9.449. Sono queste alcune indicazioni che arrivano sul fronte fiscale dai tre canali ancora aperti di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza per quel che riguarda i temi della tassazione.

Nel processo tributario doppio ruolo per il Mef

Con l’ordinanza 408/2022 la Cgt di Venezia, ha investito la Consulta per la sospetta costituzionalità di molte disposizioni introdotte dalla legge 130/2022 concernenti i magistrati tributari, l’accesso ai nuovi ruoli, la dipendenza dal ministero dell’Economia e delle finanze degli stessi giudici e dell’intero apparato amministrativo (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Volendo sintetizzare al massimo la corposa e motivata ordinanza, si può individuare il comune denominatore di tutte le eccezioni nella singolare dipendenza dal Mef dei magistrati tributari e dell’intero apparato che presiede alla giustizia tributaria.

Secondo la Corte di cassazione la rottamazione bis dei debiti tributari non evita il fallimento delle società: titoli in pancia difficili da liquidare

La rottamazione bis dei debiti col fisco non evita il fallimento delle società. Le ingenti passività tributarie, infatti, non possono essere coperte neppure alla prima scadenza, nonostante la dilazione: pesano da una parte la scarsa liquidità di cassa e dall’altra il fatto che l’attivo patrimoniale non risulta facilmente liquidabile, data la particolare natura degli strumenti finanziari di cui è titolare la debitrice. Non conta poi che sia stato sottoscritto l’affitto d’azienda: l’insolvenza deve essere comunque verificata in prospettiva, mentre è applicabile alle sole società in stato di scioglimento la visione “statica” per cui è sufficiente che l’attivo patrimoniale soddisfi i creditori. È quanto emerge dall’ordinanza 32280/22, pubblicata il 2 novembre dalla prima sezione civile della Cassazione.

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